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Il diritto, di fronte ai processi multidirezionali di governance, si trova a fare i conti con un mutamento di razionalità che si può individuare nell'affermazione, accanto alla logica giuridica moderna e ai suoi criteri sovranisti di coerenza e autoreferenzialità, di una logica governamentale produttiva di forme di autogoverno e responsabilità, di percorsi di soggettivazione differenziali ed autonomi ma allo stesso tempo controllati e dipendenti da domini non direttamente giuridici. Non si tratta di operare un mero ribaltamento di prospettive, ma di assumere la compatibilità delle razionalità come criterio di lettura della contemporaneità, dove residui del passato vengono riutilizzati in forme inedite. A partire da questo nuovo scenario, questo libro - guardando al contributo fornito tanto da autori eccentrici rispetto alle scienze giuridiche (Benjamin, Kafka, Durkheim, Foucault), quanto da teorici e sociologi del diritto che all'interno del paradigma moderno hanno tracciato orizzonti di innovazione e problematizzazione (Santi Romano, Luhmann, Hart) - vuole evidenziare nel diritto contemporaneo il ripensamento di alcune delle categorie centrali della tradizione giuridica. Il concetto di norma in primo luogo, ma anche quello di ordine/organizzazione, di forza e sanzione, e soprattutto il ruolo ambivalente dei soggetti giuridicamente governati, tra agency critica e attiva e assorbimento nel tessuto istituzionale.